Il fenomeno delle “casacche” ovvero il passaggio di un eletto da un partito o gruppo politico a un altro durante la legislatura — solleva importanti riflessioni di ordine etico, democratico e istituzionale, pertanto voglio esprimere il mio pensiero sulla questione “Orgoglio Nisseno” visto che per parecchi anni ne ho fatto parte, rivestendo l’incarico di Segretario Organizzativo, gruppo politico locale che ormai quotidianamente se ne parla in tutte le testate giornalistiche locali e regionali.
Premetto, che dal punto di vista del pensiero democratico rappresentativo, cambiare schieramento durante il mandato può essere percepito come un tradimento della volontà degli elettori. Chi è stato eletto sotto una determinata bandiera politica ha ottenuto la fiducia dei cittadini proprio per quel progetto, quel programma, quella linea ideologica. Modificare la propria appartenenza politica senza tornare al giudizio degli elettori mina la trasparenza del patto democratico.
Tuttavia nella tradizione liberale e costituzionale, il consigliere rappresenta l’intera società civile del paese senza vincolo di mandato. Ciò significa che l’eletto non è un mero portavoce del partito, ma un individuo dotato di coscienza e responsabilità politica autonoma. Questo principio tutela la libertà personale dell’eletto di fronte a pressioni di partito o a cambiamenti di contesto che rendano incompatibile la permanenza nel gruppo originario.
La valutazione etica dipende molto dalle motivazioni: se il cambio di casacca avviene per meri calcoli di convenienza (come l’accesso a posizioni di potere, mantenimento dello stipendio, o sopravvivenza politica), il gesto è visto negativamente. Se invece è motivato da un’evoluzione coerente e trasparente del pensiero politico dell’eletto, può essere considerato legittimo, purché accompagnato da una chiara spiegazione pubblica. In alcuni ordinamenti si è discusso — o si è legiferato — sulla possibilità di impedire o regolamentare il cambio di schieramento: ad esempio con la decadenza automatica dal mandato o l’obbligo di dimissioni e rielezione. Tuttavia, questi rimedi possono entrare in conflitto con il principio di assenza del vincolo di mandato, sancito in molte costituzioni democratiche.
In sintesi, secondo il mio modesto parere, il cambio di casacca è vero che è un atto legittimo dal punto di vista giuridico, ma personalmente, politicamente ed eticamente controverso.
Esso può rappresentare una vera e propria deriva opportunista, tutto dipende dal contesto, dalla motivazione e dalla “trasparenza” nei confronti dei cittadini Nisseni.
L'ex segretario organizzativo di Orgoglio Nisseno Vincenzo Pennica
L’ex di Orgoglio Nisseno Vincenzo Pennica sui cambi di casacca in politica: “Opportunismo o tradimento, è la motivazione a fare la differenza”

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