La mafia siciliana cambia pelle ma non perde il controllo. È quanto emerge dalla relazione annuale della DIA, presentata al Parlamento, che per la prima volta riunisce dati aggiornati sull’intero 2024. Il quadro è netto: le province di Trapani, Palermo e Agrigento restano saldamente presidiate da cosa nostra, con 123 interdittive antimafia, quasi il 60% in più rispetto alla Sicilia orientale, e la maggior parte tra Palermo e Trapani. L’area provinciale palermitana conta 7 mandamenti e 49 famiglie. Tra i centri più esposti Carini, Misilmeri e Partinico, teatro di operazioni come “Feudo2” e “Fenice”.
Nel territorio nisseno coesistono Cosa Nostra e Stidda che, nel corso degli anni, sono riuscite a stabilire patti di reciproca convivenza per la spartizione degli affari criminali. Cosa nostra continua ad essere articolata in 4 mandamenti e 18 famiglie con una struttura improntata a schemi meno rigidi rispetto al passato: nella parte settentrionale della provincia si rilevano il mandamento di MUSSOMELI e il mandamento di VALLELUNGA PRATAMENO sotto l’influenza della famiglia MADONIA. Sul versante meridionale il mandamento di RIESI e mandamento di GELA, con il clan EMMANUELLO e clan RINZIVILLO, oltre alla famiglia di NISCEMI.
Incentrata sulle dinamiche criminali di cosa nostra gelese e sulla collaborazione con altri sodalizi mafiosi nel traffico di droga, è l’operazione “Ianus”, del 12 marzo 2024, con la quale la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’ordinanza custodiale nei confronti di 55 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, estorsione, traffico di stupefacenti ed altro. Nell’ambito dell’inchiesta è emerso il ruolo chiave del reggente pro tempore del clan RINZIVILLO, il quale è riuscito a garantire la continuità nella gestione delle attività illecite nonostante le operazioni di contrasto delle forze di polizia. In particolare, il traffico di droga era assicurato da solidi legami di collaborazione tra cosa nostra gelese e ‘ndrangheta (‘ndrina LONGO di Polistena), dalla
quale i gelesi importavano cospicui quantitativi di cocaina e hashish ed esportavano verso la Calabria la marijuana di loro produzione.
Ulteriore canale di approvvigionamento per cosa nostra gelese era rappresentato dalle forniture ricevute dai clan catanesi dei CAPPELLO e dei LAUDANI. Nel corso dell’operazione sono emersi anche profili di interesse del clan verso il settore dell’investimento immobiliare ai fini di riciclaggio ovvero investimenti nel settore della ristorazione. L’inchiesta inoltre ha evidenziato rapporti di stretta collaborazione tra i RINZIVILLO ed esponenti del clan EMMANUELLO, perlopiù nella coltivazione della Cannabis nel territorio di Gela. Il 2 maggio 2024, la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un decreto di confisca di beni mobili, immobili, rapporti finanziari, per un valore di circa 500 mila euro nei confronti di un esponente di vertice del clan EMMANUELLO operante nel territorio di Gela.
L’organizzazione mafiosa denominata stidda continua a coesistere accanto a cosa nostra esercitando la propria influenza nei territori di Gela e Niscemi. Tra le due organizzazioni mafiose, che mantengono tendenzialmente rapporti pacifici in ragione dei reciproci accordi per una più remunerativa spartizione degli affari criminali, la stidda ha evidenziato negli ultimi anni una pronunciata tendenza a riorganizzare le proprie strutture e i propri interessi illeciti, contando sul ritorno nel territorio di soggetti di rilievo scarcerati di recente.
L’attività estorsiva, oltre a rappresentare uno dei principali interessi criminali delle consorterie nissene, costituisce anche fonte di finanziamento necessaria al mantenimento degli affiliati in carcere e delle rispettive famiglie. Il 24 maggio 2024, i Carabinieri hanno dato esecuzione ad un’ordinanza custodiale in Mussomeli, Campofranco, Casteltermini (AG), Milena, e Sommatino, traendo in arresto 10 persone, la maggior parte dei quali appartenenti alla famiglia mafiosa di CAMPOFRANCO. Le attività investigative hanno preso l’avvio a seguito della scarcerazione nel 2022 di un uomo d’onore della famiglia di CAMPOFRANCO, il quale si era posto l’obiettivo di riorganizzare la famiglia stessa, fortemente indebolita dalle attività giudiziarie eseguite nel corso degli anni. L’inchiesta ha disvelato, oltre alle
condotte estorsive del sodalizio, in danno di imprenditori e operatori commerciali, la costituzione di una “cassa comune” in cui fare confluire i proventi delle attività illecite necessari per sostenere le “spese” di mantenimento dei detenuti e delle loro famiglie, nonché la disponibilità di armi.
Il 20 settembre 2024 a Butera e Riesi, i Carabinieri, in esecuzione degli ordini di carcerazione, hanno tratto in arresto 3 soggetti, condannati con sentenza definitiva per concorso in estorsione continuata e aggravata dal metodo mafioso in danno di un imprenditore. L’analisi delle attività di contrasto, eseguite nel periodo in esame, evidenzia la preponderanza dei reati connessi al traffico di stupefacenti sebbene non sempre questo settore risulta appannaggio esclusivo delle organizzazioni mafiose. Il 29 aprile 2024 la Polizia di Stato di Caltanissetta ha dato esecuzione al mandato di arresto europeo nei confronti di un soggetto nisseno responsabile di traffico di stupefacenti. Con l’operazione “White coffee”, eseguita il 9 settembre 2024 a Gela e Comiso (RG), i Carabinieri hanno disvelato e confermato come piazze di spaccio nissene e gelesi gestite dal clan degli EMMANUELLO vengano rifornite da ‘ndrine calabresi e clan catanesi.
Da rilevare, inoltre, l’attenzione del clan al finanziamento delle spese per il sostentamento delle famiglie dei detenuti. Anche in provincia di Caltanissetta rileva la tendenza delle organizzazioni criminali a limitare, rispetto al passato, il ricorso ad azioni violente preferendo insinuarsi nel tessuto socio-economico locale anche ricorrendo a pratiche corruttive per l’aggiudicazione di appalti pubblici e opere private, ovvero per operazioni di reinvestimento di denaro di provenienza illecita.
Anche nel periodo in esame si sono verificati episodi di danneggiamento mediante incendio, alcuni dei quali verosimilmente riconducibili ad attività estorsiva non escludendo casi ascrivibili a dissidi privati. Nell’ambito della strategia di contrasto all’accumulazione dei patrimoni illeciti, diverse sono state le attività di contrasto poste in essere, mediante l’adozione di provvedimenti ablativi, da parte di questa Direzione. Il 24 giugno 2024, la DIA ha eseguito il sequestro di 4 immobili, 6 veicoli, 3 aziende e 7 disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di circa 600 mila euro, nei confronti di un soggetto risultato appartenere alla famiglia di Caltanissetta. Il 12 luglio 2024 la DIA ha eseguito un provvedimento di I° grado di confisca nei confronti di un soggetto ritenuto vicino alla famiglia di Caltanissetta. La confisca ha interessato 2 proprietà immobiliari per un valore stimato in circa 350.000 euro. Il 12 novembre 2024, la DIA ha eseguito un decreto di sequestro1209 emesso nei confronti di un imprenditore di Mazzarino, ritenuto contiguo alla famiglia mafiosa di Aidone (EN). Il sequestro ha riguardato 2 compendi aziendali, 6 immobili, 3 veicoli e 23 rapporti finanziari, per un valore stimato in circa 1,2 milioni di euro. Il 10 dicembre 2024, la DIA ha dato esecuzione ad un decreto di confisca di beni nei confronti di un soggetto risultato vicino alla famiglia gelese di cosa nostra. Oggetto di confisca 1 società di capitale, 2 quote di partecipazione societarie, 9 immobili, numerosi rapporti bancari, per un valore complessivo di circa 2,2 milioni di euro. Il 19 dicembre 2024 la DIA ha dato esecuzione ad un provvedimento definitivo di confisca nei confronti di un soggetto ritenuto vicino alla famiglia di Caltanissetta. La confisca ha interessato 2 ditte individuali ed una società, nonché rapporti finanziari del valore complessivo di circa 400.000 euro.
L’azione di contrasto alle consorterie mafiose, nel periodo in riferimento, è proseguita anche sul fronte della prevenzione amministrativa con l’emissione da parte del Prefetto di Caltanissetta di 5 provvedimenti interdittivi antimafia, in relazione ai quali approfonditi accertamenti hanno consentito di rilevare elementi di contiguità, sintomatici di un condizionamento mafioso, con esponenti riconducibili alla famiglia di GELA, clan RINZIVILLO e della stidda in società operanti nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli, di costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici, strade ed autostrade, coltivazione di ortaggi.








