Nel 2016 il loro familiare era deceduto all'ospedale Sant'Elia, in seguito ad un intervento che aveva coinvolto i reparti di Chirurgia Vascolare e Nefrologia, e per questo avevano intentato una causa civile da 1,6 milioni di euro. Ma il giudice ha dato ragione all'azienda sanitaria provinciale di Caltanissetta che, difesa dall'avvocato Giuseppe Giunta, ha vinto una lunga battaglia legale.
Il paziente, un uomo di 69 anni affetto da diabete, era stato ricoverato per essere sottoposto ad un intervento programmato al piede. Secondo la ricostruzione dei familiari durante il ricovero i sanitari avevano praticato per tre volte una dialisi senza però ottenere il miglioramento del paziente e senza la supervisione dei chirurghi vascolari che avrebbero, sempre a detta di chi ha intentato la causa, peggiorato la situazione al momento di rianimarlo. Ma per il giudice non ci sarebbero state responsabilità da parte dei medici.
Un caso che, a prima vista, sembrava un'ennesima storia di “malasanità”, ma che il legale nomina dall'Asp, l'avvocato Giuseppe Giunta, ha fatto sì che si concludesse con un esito totalmente favorevole per l'ospedale e l’azienda sanitaria coinvolta. Nel corso del procedimento è stata prodotta una serie di prove che hanno escluso la responsabilità dell'ospedale. Il caso, caratterizzato da un’estesa e complessa fase istruttoria, ha visto l’ausilio di ben quattro consulenti tecnici d'ufficio (CTU) che si sono avvicendati nel corso dei cinque anni di causa. La loro analisi, approfondita e indipendente, ha ribadito l’assenza di negligenze o errori medici da parte dell’équipe sanitaria.
Il procedimento legale si è concluso con una sentenza del Giudice Unico, Francesco Lauricella, che ha respinto integralmente le richieste degli eredi del defunto. Il giudice ha rigettato la domanda di risarcimento evidenziando la totale assenza di colpe o responsabilità da parte dell’ospedale e dei professionisti coinvolti, compensando le spese legali.
“Questo caso – dichiara l'avvocato Giunta – rappresenta un esempio emblematico di come il sistema giuridico e sanitario possano operare per fare chiarezza, anche quando la percezione pubblica è spesso dominata dalla retorica della malasanità. Ho lavorato per ottenere non solo una vittoria legale, ma anche per contribuire a mantenere ferma la dignità e professionalità di un ospedale e di un intero sistema sanitario, spesso sotto accusa. La sentenza favorevole, infatti, non solo tutela l’ospedale e il personale medico, ma anche la fiducia che i cittadini devono poter riporre nella sanità pubblica. Il termine malasanità è stato utilizzato più volte per indicare la scarsa qualità delle prestazioni mediche e il presunto malfunzionamento delle strutture ospedaliere. Tuttavia, questo caso ci ricorda che non tutte le accuse di responsabilità medica sono fondate. Abbiamo dimostrato, in modo chiaro e inoppugnabile, che l’ospedale non aveva alcuna responsabilità nella morte del paziente. La sentenza di rigetto della domanda di risarcimento e la decisione di compensare le spese legali dimostrano che la giustizia, correttamente amministrata, può proteggere anche le strutture sanitarie contro azioni legali infondate. Non tutto ciò che viene etichettato come malasanità corrisponde a verità, e questo è un importante messaggio per chiunque si senta danneggiato o abbia dubbi sul sistema sanitario”.








