Sei agenti penitenziari del «Malaspina» indagati. Due perché accusati di avere malmenato un detenuto durante una traduzione, gli altri – tra loro anche il comandante del nucleo traduzioni e piantonamenti di Caltanissetta – perché li avrebbero favoriti nascondendo la verità.
Due di loro sono stati pure sospesi dal servizio. Un sovrintendente per un mese e un ispettore per quattro mesi. Misure cautelari interdittive che già pure il tribunale del riesame ha confermato.
Ai sei indagati (assistiti dagli avvocati Ernesto Brivido, Davide Anzalone, Massimiliano Bellini e Maria Francesca Assennato) sono state contestate le ipotesi, a vario titolo, di lesioni personali aggravate, favoreggiamento personale, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale.
A farne le spese sarebbe stato un quarantatreenne di origine marocchina ma che vive a San Cataldo, agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Sarebbe stato picchiato mentre dal palazzo di giustizia veniva trasferito a casa, al termine di un processo a suo carico.
In quei frangenti sarebbe stato percosso e avrebbe perso pure un paio di denti. Così ha riferito il ferito nel momento in cui è arrivato al pronto soccorso del «Sant'Elia». Ma nelle successive relazioni di servizio non vi sarebbe stata alcuna traccia della presunta aggressione al detenuto.








