È di morte che l'avrebbe minacciata. Sia lei che gli uomini che avrebbe eventualmente frequentato. E poi appostamenti, pedinamenti così da farla sprofondare nell'ansia.
Ma alla fine il sospetto marito molesto, un trentatreenne nisseno, s'è visto imporre dal giudice il divieto di avvicinamento alla sua ex moglie (assistita dall'avvocato Rosario Didato) che aveva deciso di porre fine a quel matrimonio.
E se in prima battuta il gip Graziella Luparello, firmataria della misura cautelare su richiesta del pm Vera Giordano, gli ha imposto una distanza minima di un chilometro, il tribunale del riesame ha dimezzato la distanza minima da osservare riducendola a cinquecento metri.
È da metà aprile scorso o poco prima che l'ex marito, che non si sarebbe rassegnato alla fine del rapporto coniugale, sarebbe divenuto per lei un incubo. Seguendola per strada, appostandosi sotto casa o nascondendosi dietro cespugli, muretti o alberi per tenerla sott'occhio ovunque lei vada, o fermo a fissarla dietro le vetrine di qualche locale. E poi le minacce di morte a lei e qualsiasi uomo le si avvicinasse. Con frasi esplicite come «guai a te se chiami la polizia, ti faccio a pezzettini… tanto qua non ti vede nessuno e una volta arrivati a Caltanissetta mi faccio trovare davanti al cancello dei tuoi e ammazzo tutti». O, ancora, «se oggi o domani ti dovessi incontrare con qualcuno, ammazzo prima lui e poi te»
Era il 13 aprile scorso quando la donna s'è accorta che lui era sotto casa sua, nascosto tra i cespugli. Così ha avvertito la polizia. E lui, il sospetto stalker, avrebbe giustificato la sua presenza lì asserendo che doveva aiutare il fratello sdraiato in auto perché colto da un malore.
Ma lo ha denunciato dopo un'aggressione in ospedale avvenuta il giorno di Pasquetta dello scorso anno. Quel primo aprile lui le avrebbe afferrato il polso della mano sinistra stringendolo talmente forte da provocarle dolore e rossore. Questa ha rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Perché è stato allora che la donna lo ha denunciato. E poi altre sfuriate quando lei si sarebbe rifiutata di ritirare quella denuncia, come lui avrebbe voluto. Da qui, sulla base degli elementi raccolti da polizia e magistrati, la misura cautelare con l'imposizione del divieto di avvicinamento e l'applicazione del braccialetto elettronico.








