In seguito agli scontri tra tifosi gelesi e sancataldesi avvenuti domenica scorsa nei pressi dell'imbarco dei traghetti è stato disposto che le casalinghe delle due società si giochino a porte chiuse. Si tratta dell'ennesimo provvedimento liberticida che penalizza gravemente diritti fondamentali dei cittadini. Una chiusura degli stadi che, facendo seguito agli innumerevoli divieti di trasferta disposti in passato, rivela un approccio sbagliato ad un problema grave e serio. Nessuno mette in discussione la gravità degli episodi di violenza verificatisi. Spesso nelle frange estreme del tifo serpeggia una sottocultura che alimenta le intolleranze e spinge a comportamenti sbagliati. Si tratta di un fenomeno che accomuna tante tifoserie dalla seria A fino alle categorie minori e che meriterebbe analisi approfondite per coglierne le ragioni sociali e culturali. Alle radici di ciò che avviene nelle curve degli stadi vi sono tante ragioni che non sono affatto banali e che andrebbero studiate e approfondite. Ciò che appare certo, tuttavia, è che l'approccio meramente repressivo è il più sbagliato e controproducente. Far pagare alla stragrande maggioranza dei tifosi corretti e rispettosi delle regole il prezzo delle azioni commesse da pochi è assolutamente ingiusto. Chiudere gli stadi e impedire le trasferte inoltre penalizza il regolare svolgimento dei campionati e danneggia gravemente le società che perdono il sostegno prezioso dei propri tifosi e subiscono un grave danno economico. Il tutto senza che nulla cambi in relazione alle cause degli incidenti. Una politica esclusivamente repressiva che chiude gli stadi costituisce una grave sconfitta per la società e un pessimo segnale per i giovani. Rendere deserti e tristi dei luoghi solitamente affollati e colorati costituisce una resa di fronte alla violenza e regala una potente arma di ricatto e condizionamento a delle minoranze intolleranti. Agendo così si finisce inoltre per scoraggiare quegli intraprendenti ed eroici presidenti che investono in una attività che non consente guadagni e regala tante valvole di sfogo ai giovani. Gli spalti deserti e muti dei campionati minori sono una delle cause del grave declino del calcio italiano. Mi auguro che le società rafforzino il dialogo tra di loro e si uniscano in una pacifica e civile lotta che induca la politica a mutare il criterio di gestione delle pur gravi problematicità. E sarebbe auspicabile che alla lotta si unissero, in un fronte comune, le parti sane delle tifoserie. Sana rivalità sportiva e campanilistica si, violenza mai.
Sergio Iacona
Match a porte chiuse per Gela e Sancataldese, Sergio Iacona: “Inconcepibile punire tutti per colpa di pochi, la repressione non ferma la violenza”

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