Ogni mattina dalle 8 alle 9 vado con mio padre a Corso Umberto. Prendevamo il caffè insieme.
Certe volte lo aiutavo a portare le attrezzature e lui mi regalava un cioccolatino.
Una mattina, qualche settimana fa, non l’ho più visto. Il titolare del bar Volo mi ha detto che aveva avuto un ictus. Li ho capito che, non solo stavo perdendo una persona cara, ma soprattutto che quello spazio di Corso Umberto, reso immenso dalla desolazione, avrebbe perso una delle ultime ragioni umane della sua esistenza.
Fino a quando è rimasto in vita, tutta la comitiva primomattutina di anziani nisseni di cui mi pregio di far parte da più giovane (orgogliosi di essere tali e non schivi della propria origine come tanti concittadini, esterofili per status) ha accarezzato la seppur vaga speranza di vederlo tornare con il suo carretto ed il suo ombrellone.
Da oggi abbiamo la consapevolezza che la nostra città perde un fratello, la cui infinita umiltà e’ uguale solo al suo saper vivere che ha condiviso con ognuno di noi.
Grazie Giuseppe
Andrea Milazzo
Giuseppe Romano, il ricordo di Andrea Milazzo: “Quello spazio di Corso Umberto, reso immenso dalla desolazione, perde un pezzo di sé”

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