In arrivo aumenti per le sigarette e gli altri prodotti a base di tabacco, che costeranno di più il prossimo anno. In particolare, l’articolo 28 della bozza della manovra include un aumento della quota fissa dell’accisa da 29,5 euro per 1.000 sigarette a 32 euro nel 2026. I rincari riguardano anche i sigari, il tabacco trinciato e i tabacchi da inalazione.
Entro il 2028, secondo le stime contenute nel Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles, il costo di un pacchetto di sigarette potrebbe aumentare fino a 1,5 euro rispetto ai livelli attuali.
Il piano prevede un aggiornamento triennale del calendario fiscale del tabacco. Dal 2026 gli aumenti scatteranno con pochi centesimi a pacchetto, per poi crescere nel 2027 e 2028 fino a un effetto cumulato significativo.
La misura interesserà tutte le tipologie di prodotti da fumo: sigarette tradizionali, trinciati e in misura minore sigarette elettroniche e liquidi da svapo. Secondo le simulazioni del Mef, il gettito aggiuntivo legato al comparto del tabacco dovrebbe aggirarsi intorno ai 200 milioni di euro annui, una cifra relativamente modesta ma pur sempre utile per bilanciare le altre misure della legge di Bilancio.
Oggi oltre i due terzi del prezzo finale di un pacchetto finiscono nelle casse dello Stato. La struttura è complessa: su ogni 1.000 sigarette pesa un’accisa fissa pari a 29,5 euro, più una quota proporzionale del 49,5% sul prezzo di vendita. A questo si aggiunge l’Iva (22%) e il margine del rivenditore, che vale il 10% del prezzo finale. Con il nuovo aumento, la quota fiscale diventerà ancora più rilevante, portando l’incidenza complessiva oltre il 70% del prezzo al consumo.








