Il boss è tornato libero. E, con lui, hanno lasciato il carcere anche altri tre sospetti scudieri. Erano in cella dalla notte del 28 giugno di quattro anni fa. È per decorrenza dei termini di custodia cautelare che lo stesso tribunale che li sta processando per mafia, pizzo e droga, ha revocato la misura disponendo la scarcerazione. Ma ha imposto loro il divieto di dimora nei comuni del libero consorzio sia di Caltanissetta che di Enna.
In libertà il quarantasettenne Carmelo Antonio Bontempo, presunto neo reggente di cosa nostra nel Nisseno e che, trent’anni fa, dopo una lite in discoteca, ha ucciso il giovane Walter Maniscalco a fucilate. Fuori anche il quarantottenne Giovanni Puzzanghera, il cinquantunenne Francesco Zappia e il quarantasettenne Fabio Meli (assistiti dagli avvocati Danilo Tipo, Davide Anzalone, Giovanni Vetri e Tommaso Manduca).
Sono tra i dieci imputati del processo legato all’indagine di polizia ribattezzata «Bella vita» che, quattro anni fa esatti, ha fatto scattare sette arresti mentre altri tre sono rimasti indagati in libertà.
Sul loro capo pendono le accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsioni, associazione finalizzata allo spaccio e singoli episodi di cessione di droga.
Per i quattro, così come disposto dal tribunale presieduto da Francesco D’Arrigo (a latere Giuseppina Chianettta e Lorena Santacroce), con il parere favorevole del pm, si sono adesso schiuse le porte del «Malaspina» perché sono scaduti i termini per il reato associativo finalizzato al traffico di stupefacenti.
Bontempo, indicato come a capo della nuova mafia nissena, avrebbe curato il traffico di droga sempre rimanendo nell’ombra o quasi, utilizzando “pizzini” che avrebbe pure ingoiato per eliminare ogni traccia.
Secondo lo spaccato tracciato da squadra mobile e magistrati, già da ragazzino sarebbe stato manovalanza della criminalità organizzata. Ma negli anni a venire avrebbe approfittato del vuoto nel panorama mafioso, ritagliandosi un ruolo di primo piano in cosa nostra. E i quattrini incassati dalle estorsioni a commercianti e imprenditori sarebbero stati impiegati anche per mantenere i mafiosi in carcere. Bontempo, quand’era sedicenne, ha ucciso a fucilate Walter Maniscalco, un ragazzo che, peraltro, al momento dell’agguato era bloccato sul sedile dell’auto perché aveva una gamba ingessata.









Ogni anno, quando tutti stiamo lì a onorare la morte di grandi persone come Falcone, Borsellino, Livatino, etc. ricordiamoci di notizie del genere. La mafia ha vinto alla grande. In Italia la merda avanza
Complimenti al sistema giuridico italiano! ma siete “uomini, ominicchi e quaquaraquà”?? RIDICOLI e IRRISPETTOSI per le forze dell’ordine! complimenti ai campioni della “Dolce Vita”: INDEGNI! al posto di buttare le chiavi nell’oceano atlantico, vengono liberati. Non mi meraviglierei se un omicida a fine processo venga condannato ai servizi sociali… a fare il giardiniere per conto del Comune.