Nove condanne in appello, per omicidio, caporalato e altro ancora. Con contestazioni a vario titolo e passando per parziali assoluzioni.
Così si è chiuso questo secondo capitolo processuale legato al delitto del trentaduenne Adnad Siddique, ucciso la notte del 3 giugno 2020 per essersi schierato al fianco di vittime della «mafia dei campi», che ha poi convinto a denunciare lo sfruttamento.
Pene confermate, con 28 anni, per il trentaseienne Shujaat Ali inteso «Malik», a 17 anni, un mese e 15 giorni al cinquantunenne Muhammad Mehdi,17 anni e 7 mesi al trentaseienne Nawaz Muhammad ed a 6 anni e 2 mesi per il trentasettenne Shehzad Khuram (avvocati Salvatore Virciglio, Davide Schillaci e Giovanni Di Giovanni).
Riduzione a 3 anni, 6 mesi e 15 giorni al ventiquattrenne Muhammad Sharjeel «Shery» Awan (avvocato Giuseppe Dacquì), di nuovo assolto per omicidio e, adesso, anche per sequestro di persona a scopo estorsivo, ma condannato per associazione semplice e una spedizione punitiva (LESIONI) in una comunità per minori (DI MILENA) e, ancora, per il quarantunenne Arshad Muhammad (avvocato Salvatore Virciglio) con 3 anni e un mese.
Altri tre imputati, invece, hanno concordato la pena. Il ventisettenne Bilal Ahmed (avvocato Rosario Di Proietto), 19 anni e 6 mesi contro i precedenti 29 anni, il trentaduenne Alì Imran (avvocato Garofalo) 19 anni – erano 28 in primo grado – e il trentunenne Muhammad Shoaib (avvocato Salvatore Baglio),
20 anni, contro 30 anni nel primo passaggio in aula.
Questo il verdetto emesso dalla corte d'Assise d'Appello presieduta da Daniela Troja, mentre a rappresentare l'accusa è stato il sostituto pg Gaetano Bono.
Già in Assise era stato riconosciuto il diritto a un indennizzo alle parti civili, ruolo rivestito dai familiari Siddique, il Comune di Caltanissetta, il Mo.Vi. (assistiti dagli avvocati Salvatore Patrì), quattro vittime di caporalato (avvocatesse Monia Giambarresi, Lia Minacapelli e Sara Sammartino), la comunità «I Girasoli» di Milena e suoi ospiti – ammessa per il solo capo d'imputazione che fa riferimento alla violazione di domicilio – vittime di caporalato, la Cgil (avvocatessa Maria Ricotta), la Federazione lavoratori dell'Agroindustria di Cgil (avvocatessa Stefania Giambra), l'associazione Proxima e altre persone offese (avvocati Adriana Vella, Jennifer Guarino, Graziano Baglio, Marco Lomonaco e Giuseppe Orlando). (*VIF*)
Secondo l'impianto accusatorio un commando, la notte del 3 giugno di cinque anni addietro, ha fatto irruzione in casa di Siddique, in pieno centro storico, uccidendolo a colpi di cacciavite e bottiglia. Era diventato “scomodo” per essersi schierato al fianco di vittime del caporalato, che ha poi convinto a denunciare lo sfruttamento.
Poi, l'inchiesta si è ampliata e alcuni indagati sono finiti nell'occhio del ciclone perché accusati anche di avere reclutato e sfruttato manodopera nei campi, praticando pure la cresta alle già magre paghe di loro connazionali, gli stessi che si sono poi rivolti a Siddique chiedendogli aiuto.








