Oggi affrontiamo un tema che sta diventando un fattore critico per la competitività del nostro Paese: il caro-voli tra il Nord e il Sud Italia, con incrementi che in questo periodo dell’anno e’ arrivato all’800%. Questi rincari colpiscono direttamente lavoratori, imprese, filiere produttive e, più in generale, la capacità dell’Italia di essere un mercato realmente integrato. Quando spostarsi tra due parti dello stesso Paese diventa più oneroso che viaggiare
all’estero, significa che il sistema non sta funzionando. Per molte aziende del Mezzogiorno, ma anche per numerose imprese del Nord che operano con clienti, partner e uffici nel Sud, il trasporto aereo non è un lusso: è una necessità operativa, Si sta arrecando un danno alla competitività del sistema produttivo. Il caro-voli provoca:
aumento dei costi aziendali, soprattutto per PMI e attività che richiedono frequenti
trasferte;
difficoltà nel gestire l’intero processo che va dall'approvvigionamento delle materie prime alla
produzione, fino alla consegna del prodotto finito al consumatore finale, includendo logistica,
produzione e distribuzione.
minore attrattività degli investimenti nel Mezzogiorno;
ostacoli a eventi, fiere, congressi e turismo business, che rappresentano una leva
fondamentale per l’economia dei territori.
Non possiamo permettere che la distanza economica tra Nord e Sud continui ad ampliarsi per ragioni infrastrutturali e di mercato. Serve una risposta strutturale, non emergenziale le imprese italiane si aspettano un approccio responsabile e orientato allo sviluppo. occorre garantire trasparenza e concorrenza effettiva, Il mercato aereo italiano soffre di scarsa competizione su alcune tratte. Auspichiamo interventi che aprano nuovi spazi per vettori aggiuntivi, evitino concentrazioni abusive e rendano trasparenti i processi di determinazione del prezzo del servizio.
Evitare le speculazioni nei periodi di picco attraverso dinamiche che, in condizioni di oligopolio, finiscono per penalizzare cittadini e imprese.
Migliorare i collegamenti multimodali. Investire in aeroporti, ferrovie e intermodalità significa aumentare l’offerta e ridurre le pressioni sui prezzi. Le imprese hanno bisogno di un Paese più connesso, non di due Italie separate da infrastrutture insufficienti.
Valutare forme di continuità territoriale moderna anche per le tratte interne strategiche. In molti Paesi europei la tutela della mobilità nazionale è considerata un elemento di competitività e l’Italia non può essere da meno.
L’integrazione economica tra Nord e Sud è fondamentale per la crescita dell’intero sistema produttivo: le filiere sono interdipendenti, i flussi di lavoro sono continui, i territori devono comunicare e collaborare. La mobilità è una infrastruttura immateriale essenziale quanto la banda larga o l’energia. Se diventa troppo costosa, il Paese perde produttività, perde investimenti, perde opportunità. Come associazione datoriale, chiediamo alla politica a tutti i livelli, alle istituzioni e alle compagnie aeree di lavorare insieme per una soluzione stabile che permetta a cittadini e
imprese di muoversi con costi sostenibili e in tempi certi. Le nostre aziende chiedono efficienza, concorrenza, infrastrutture moderne e un mercato che favorisca sviluppo, non barriere. Perché un’Italia più connessa è un’Italia che cresce e il caro-voli, oggi, è una delle barriere che dobbiamo rimuovere con urgenza e responsabilità. Lo ha affermato il Presidente di Fenimprese Caltanissetta Michele Giarratano
Così invece il direttore di Fenimprese Caltanissetta Arcangelo Rizza
Oggi discutiamo di un tema che non è solo economico, ma profondamente civico e sociale: Un Paese moderno non può accettare che la mobilità diventi un lusso. Non può tollerare che un giovane meridionale che studia al Nord debba rinunciare a tornare a casa per i costi insostenibili di un biglietto aereo. Non può accettare che un lavoratore pendolare o un piccolo imprenditore del Sud sia costretto a pagare cifre proibitive solo per muoversi dentro i confini della propria nazione. Questa non è la libera concorrenza: questa è una distorsione del mercato, frutto di pochi
operatori dominanti, di dinamiche speculative e della totale assenza di un presidio pubblico nel garantire un diritto fondamentale: il diritto alla mobilità. Come organizzazione datoriale, riteniamo che lo Stato debba intervenire quando il mercato fallisce. E qui il mercato ha fallito. E allora, lo diciamo con chiarezza: non è accettabile che la mobilità di milioni di cittadini venga trattata come un privilegio. Non è accettabile che un Paese che vuole essere
Europeo, moderno, competitivo, permetta che intere regioni siano ostaggio di prezzi impossibili. Noi crediamo in un’Italia più unita, più giusta, più accessibile. Un’Italia in cui la libertà di muoversi non dipenda dal reddito. Un’Italia in cui il Sud non sia più “periferia”, ma parte piena e vitale di una nazione che vuole crescere insieme. Chiediamo alle istituzioni di agire, e siamo pronti a collaborare con tutte le forze politiche che condividono l’idea che il diritto alla mobilità è un diritto democratico, non un bene di lusso. Perché il Paese si unisce anche così: rendendo possibile a ogni cittadino di tornare a casa, di lavorare, di studiare, di vivere senza ostacoli artificiali.
Fenimprese Caltanissetta sul caro voli: “In questo periodo dell’anno incrementi fino all’800%”

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