Che ne sappiamo noi di quello che passa per la testa di questi nostri fratelli immigrati? Che ne sappiamo noi dei loro paesi d'origine? Che ne sappiamo noi delle loro città, dei loro villaggi? Che ne sappiamo noi dei loro costumi, delle loro tradizioni, dei loro riti? Che ne sappiamo noi dei loro paesaggi, dei loro luoghi perduti? Che ne sappiamo noi delle loro difficoltà, dello loro angosce? Che ne sappiamo noi dei rischi che corrono, dei rischi che hanno corso? Che ne sappiamo noi dei loro padri, delle loro madri? Che ne sappiamo noi dei loro figli? Che ne sappiamo noi dei loro sogni, delle loro speranze, delle loro sconfitte? Già: che ne sappiamo. Per un attimo, a volte, incrociamo i loro sguardi e poi ciascuno di noi riprende inesorabilmente il filo della propria vita. Senza sapere, senza capire. Senza sorrisi.
Leandro Janni
Leandro Janni sui migranti: “Che ne sappiamo noi di questi nostri fratelli, dei loro sogni e delle loro speranze”

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CHE NE SANNO LORO….
Quando noi scolpivamo opere d’arte, scrivevamo poesie e sonetti, facevamo guerre di conquiste, inventavamo mille cose, e tanto altro LORO grugnivano nelle foreste.