Un commento sprezzante, postato a proposito di un incidente verificatosi la scorsa primavera durante la processione dei ceri di Gubbio, mi induce a delle riflessioni. L'autore del commento si chiede se è normale nel 2025 dovere assistere a simili manifestazioni. Sotto il post diversi commenti irridono a quello che viene sbrigativamente catalogato come una manifestazione di fanatismo religioso del tutto incomprensibile nei tempi odierni. Mi sono rattristato profondamente essendo il mio sentire del tutto opposto a quello manifestato dai suddetti cultori di una modernità che dovrebbe coincidere con la definitiva secolarizzazione della società. In realtà il disprezzo nei confronti del sacro e della religiosità popolare è l'espressione del vuoto che sta disgregando il nostro mondo. In meno di un secolo è scomparsa la civiltà contadina che da sempre costituiva una sorgente di tradizioni, riti, culti. Una profonda stratificazione culturale che aveva generato un senso esistenziale e una connessione profonda tra l'uomo, la terra e il cielo è stata in pochi anni spazzata via dalla rivoluzione industriale e dal capitalismo. Una scomparsa e una profonda mutazione che è stata mirabilmente descritta da Pier Paolo Pasolini. Il mondo nato da questa trasformazione si è illuso di avere vissuto una liberazione da vincoli e appartenenze. In realtà si sta progressivamente consegnando ad un deserto valoriale popolato di solitudini alle quali ci si illude di sfuggire inseguendo una dimensione esclusivamente ludica. Un orizzonte cortissimo incombe sui giovani che sono stati privati di ogni reale socialità e della virtù della speranza. Privi di riferimenti a valori alti e trascendenti le moltitudini di sradicati cercano consolazione in manifestazioni collettive orgiastiche capaci solo di anestetizzare per qualche ora le inquietudini e le insicurezze generate dalla mancanza di senso esistenziale. Il Ferragosto è divenuto un simbolo di tale trasformazione e del livellamento verso il basso del comune sentire. Una festa che ha perso ogni aspetto religioso e ogni dimensione rituale per divenire un baccanale orgiastico che emargina gli anziani e i malati. Un delirio vacanziero che svuota le città, in realtà spesso invivibili e disumanizzanti, e affolla coste deturpate da un edilizia orrenda e bagnate da mari divenuti cloache. In tale contesto, caratterizzato dalla disgregazione di ogni legame autentico, saluto le residue espressioni di religiosità paesana come avamposti di una resistenza umanistica e spirituale. Ci sono comunità che ancora resistono all'avanzare del deserto. Loro cantori sono Franco Arminio e Giovanni Lindo Ferretti, autori del meraviglioso “L'Italia profonda”. Quando saranno scomparse anche le ultime forme di devozione popolare e si sarà ecclissata la fede genuina e sanguigna che ancora resiste negli ultimi avamposti il nostro declino sarà completo e definitivo. Dietro il saccente disprezzo per la Tradizione che a fatica resiste all'omologazione si cela il nichilismo più assoluto. Una grave e irreversibile mutazione antropologica incombe sulla nostra Civiltà millenaria. Buona Festa dell Assunta.
Sergio Iacona
Riflessioni di Ferragosto, Sergio Iacona: “Il disprezzo del sacro e della religiosità popolare espressione del vuoto della società”

2 commenti
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Il disprezzo del sacro e della religiosità popolare era espressione del vuoto della società in una visione medioevale. Il sacro e la religiosità hanno sempre meno presa nelle persone istruite per infiniti motivi (motivo per cui la Chiesa in questi ultimi anni sta investendo le proprie credenze in Sud America e Africa) . Questa è indubbiamente una società vuota, ma i motivi sono ben altri che il non credere in amici immaginari e statue. E fino a quando si darà la colpa di questo vuoto al fatto che sempre meno persone credono in amici immaginari, allora la società non avrà mai modo di potere essere “ricostruita”. Buon 1300 sig. Iacona
Pienamente e laicamente d’accordo.