È nell'intimo, non nella biancheria indossata ma assai più profondo, che nascondeva un microcellulare e il cavetto di carica. Nel tentativo, vano, di portarsi quel telefonico in cella. Ma gli è andata male. La polizia penitenziaria della casa di reclusione di San Cataldo lo ha smascherato.
Ma alla fine, al termine del processo che ne è derivato, il detenuto, un quarantasettenne catanese F.L. (assistito dall'avvocato Giada Faraci) è stato assolto perché il fatto non sussiste. L'accusa, di contro, ne ha chiesto la condanna con una pena a dieci mesi.
E il perché del verdetto di non colpevolezza, nonostante quell'apparecchio telefonico sia effettivamente saltato fuori, è presto spiegato. Sì, perché secondo la tesi della difesa, sostanzialmente condivisa dal giudice, non era stato accertato se quel piccolissimo cellulare funzionasse o meno. Ma le motivazioni, che metteranno nero su bianco in relazione al pronunciamento del giudice, saranno depositate entro una novantina di giorni.
È al 12 novembre di tre anni fa che risale la singolare vicenda. Quando il detenuto, per trasferimento, è arrivato dal «Piazza Lanza» di Catania al carcere di piazza Marconi, a San Cataldo.
Ma ben presto il metaldetector a tunnel – passaggio obbligato previsto dalla procedura della perquisizione in ingresso – non gli ha lasciato scampo. Il rilevatore, infatti, ha subito segnalato la presenza di qualche oggetto metallico che il detenuto aveva addosso. Ma in maniera visibile non v'era assolutamente nulla. E lo stesso quarantasettenne ha negato di avere ingerito o ad ogni modo nascosto qualcosa nel suo corpo. Ma ancora una volta il cercametalli ha rilevato qualcosa.
Solo dopo un paio d'ore e una paziente opera di persuasione, il recluso ha confessato di avere nascosto nel canale rettale un telefonino e il cavetto di ricarica. E da li a poco li ha evacuati. Ma se quel microcellulare fosse stato in realtà funzionante, non sarebbe stato verificato. Dettaglio, non da poco, che sarebbe stato alla base dell'assoluzione.









..il beneficio del dubbio…..magistratura alla deriva…povera Italia…
..a parte il beneficio del dubbio (ridicolo), la questione è davvero triste: la ricerca del potere e l inserimento all’ interno di sodalizi mafioso/delinquenziali porta ad auna trasformazione del proprio status e della propria natura. dai baci in bocca tra i sodali fino al punto di inserire il cellulare all’ interno del retto perché qualcuno lo aveva ordinato. direi che forse un po’ di terapia pesante dovrebbe essere introdotta… poverini!