“Oggi, con il professore Giambra, in occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo, siamo partiti dall'Aut Café, un luogo che promuove l'inclusione e il rispetto delle diversità. Questa giornata ci ha offerto l'opportunità di riflettere sull'autismo, un disturbo dello sviluppo che può influire sulla comunicazione e sulle interazioni sociali, e sull'importanza di creare un ambiente che favorisca la comprensione e il supporto adeguato”. A scrivere è una degli studenti di due classi quarte del liceo “Ruggero Settimo” che ieri, insieme a padre Alessandro Giambra hanno fatto visita all'Aut Cafè, il bar gelateria di via Rosso di San Secondo, a Caltanissetta, dove lavorano i ragazzi con disabilità e autismo. I ragazzi sono stati anche in visita all'Istituto Penale Minorile per un momento di riflessione sull'omicidio di Sara Campanella, la giovane universitaria uccisa a Messina. “Il proprietario del bar ci ha spiegato come è nato questo progetto – scrive riferendosi al presidente della cooperativa sociale Etnos Fabio Ruvolo – e quale sia il suo obiettivo principale: offrire un’opportunità concreta di inclusione e autonomia alle persone autistiche, dimostrando che con il giusto supporto possono svolgere attività lavorative come chiunque altro. È stato bello vedere quanto fossero orgogliosi del loro lavoro e dell’impegno che mettevano in ogni gesto, dal preparare un caffè al servire un cliente con gentilezza e professionalità. Questa esperienza mi ha fatto riflettere molto. Spesso si tende a considerare l’autismo solo come una difficoltà, ma oggi ho visto con i miei occhi quanta forza, talento e determinazione possano avere queste persone. L’Aut Cafè non è solo un bar, ma un simbolo di inclusione e di possibilità. È stata una giornata che mi ha arricchito e che porterò con me, con la consapevolezza che ognuno di noi può fare la differenza nel costruire una società più aperta e accogliente per tutti. In segno di rispetto, abbiamo anche osservato un minuto di silenzio per Sara Campanella, un'altra tragica vittima di femminicidio. Successivamente abbiamo avuto l’opportunità di visitare l’IPM di Caltanissetta dove abbiamo vissuto un’esperienza intensa e significativa. È stata un’occasione per riflettere su una realtà di cui spesso sentiamo parlare, ma di cui realmente siamo distanti.
Appena entrati, abbiamo visitato vari ambienti del carcere, ognuno con la sua funzione e il suo
significato. Il primo luogo è stato la cappella all’interno della struttura, un angolo di spiritualità dove i ragazzi si recano per pregare e ascoltare la messa ogni domenica. Abbiamo poi visto l’area dove si svolgono i processi. Sedersi in quei posti, anche solo per un momento, ha reso tutto più reale: lì vengono prese decisioni che cambiano il futuro di quei ragazzi, come noi, che hanno commesso degli errori e che ora devono affrontarne le conseguenze. Ci hanno detto che la giustizia minorile non è contro i minori bensì per i minori, cercando sempre di trovare una luce in fondo al tunnel per permettere a questi ragazzi di avere un nuovo futuro, che in precedenza è stato rovinato proprio per il fatto della famiglia di appartenenza. All’interno cercano di far nascere un talento per far trovare ai ragazzi la speranza di credere in un nuovo futuro: infatti troviamo giardinaggio, aiuto in cucina, il campo da calcio e la cappella dove poter rifugiarsi nella preghiera. Infine, siamo passati per il cortile e abbiamo visto il nuovo murales della struttura dove è ritratta la giovane Rita Atria e la procuratrice ci ha raccontato la sua storia e il perché di questo ritratto li.
Questa visita ci ha fatto riflettere molto, ci ha resi più consapevoli delle nostre azioni e di quanto è importante cercare sempre un’alternativa a quella strada più facile ma sbagliata. Dietro ogni c’è una
storia, spesso questi ragazzi non hanno avuto le stesse opportunità che abbiamo noi”.

