Aveva solo 13 anni Lonceny Zaid Cisse quando è partito tutto solo da Conakry, capitale della Guinea, per venire in Italia e inseguire il suo sogno: diventare un calciatore. E alla fine, non solo ha raggiunto il suo obiettivo, ma ha anche segnato i due gol che hanno consentito alla Nissa Under 19 di vincere il campionato regionale imponendosi sul Siracusa. Oggi Lonceny ha 17 anni ma 4 anni fa era poco più che un bambino. Il suo desiderio di venire in Italia, dove già abita uno dei suoi cinque fratelli, era più forte di tutto. E alla fine ha preso poche cose con sé ed è partito. Un viaggio durato un anno e due mesi, racconta. Dopo aver lasciato la Guinea, Lonceny ha attraversato il Mali, l'Algeria e la Tunisia. Ma la lunga traversata non è stata per nulla facile. “Quando ci hanno lasciati nel deserto abbiamo dovuto percorrere chilometri – racconta Lonceny – io ho finito subito la mia acqua perché l'ho data ad altri che soffrivano troppo per il caldo e la fatica. Alla fine però ho capito di aver rischiato grosso perché dopo la sete ha cominciato a farsi sentire e ho dovuto fare moltissima strada senza poter più bere una goccia d'acqua. Ero sfinito e assetato”. Lonely è in Italia da meno di 4 anni ma parla l'italiano benissimo. Ricorda ancora la data in cui ha toccato terra una volta giunto nel paese dei suoi sogni: era il 4 luglio 2022. A Lampedusa ha subito trovato suo fratello che conosce diverse lingue e fa il mediatore nell'hotspot dell'isola. “Non sapeva del mio arrivo – ha detto Lonceny – non gli ho detto nulla. Sapevo che il viaggio sarebbe stato duro e faticoso e non volevo farlo preoccupare. Se ho avuto momenti di sconforto? Certo, ma la mia volontà di venire in Italia era più forte. Una delle cose peggiori è stata quella di veder morire le persone nel deserto. Con il mio gruppo eravamo partiti in 80 e soltanto una trentina è riuscita ad attraversarlo, gli altri sono morti per strada”. Una volta in Italia Lonceny si è dato subito da fare per inseguire i suoi sogni. Arrivato in un centro di prima accoglienza per minori stranieri non accompagnati di Pietraperzia, si è iscritto alla scuola media per imparare l'italiano e mettersi subito al pari con i suoi coetanei, e poi ha cominciato a manifestare quello che era il suo più grande desiderio: giocare a calcio. “E' una passione che ho fin da bambino – racconta – nel mio paese tifavo per la Roma, anche se il mio calciatore preferito è Cristiano Ronaldo. A Pietraperzia la comunità Don Bosco ha una propria squadra di calcio. Ma facevano gli allenamenti ad Aidone e quindi accompagnarmi era un po' complicato. Allora mi hanno offerto l'opportunità di giocare nella Barrese. Dopo un'amichevole con la juniores della Nissa ho conosciuto l'allenatore Giacomo Serafini che mi ha voluto nella squadra. E' grazie a lui se un anno dopo sono venuto a Caltanissetta e mi hanno tesserato nella Nissa”. Lonceny adesso vive nella comunità “Casa Nostra” della cooperativa sociale Etnos, del cui progetto è capofila il libero consorzio di Caltanissetta. Le operatrici lo guardano fiere e ci tengono a ringraziare oltre al mister Serafini anche il presidente Luca Giovannone. “La Nissa è una società serissima – dicono – da subito si sono mostrati disponibili e precisi per quanto riguarda accompagnamenti, pasti e tesseramento”. Lonceny, che frequenta l'istituto “Mottura”, dove gli piace studiare soprattutto il francese, è di religione musulmana e per tutto il periodo del campionato regionale under 19 ha osservato il Ramadan. Si è allenato tutti i giorni, senza poter mangiare dall'alba al tramonto, e poi ha anche disputato la finale mettendo a segno i due gol della vittoria. Il diciassettenne si dice felice. I suoi compagni di scuola e di squadra gli vogliono bene e vuole vivere per sempre in Italia continuando ad inseguire i suoi sogni da calciatore. Nella sua squadra ci sono altri due ragazzi della comunità per adulti “Oltremare”, Camara Amadou, senegalese e Kallo Sourakata, anche lui della Guinea, entrambi maggiorenni. La Nissa, che con la prima squadra sta disputando un ottimo campionato in serie D, si conferma anche come esempio di integrazione oltre che un vero e proprio trampolino di lancio per quei giovani che vogliono entrare nel mondo del calcio. E non c'è nulla che possa far sentire meno amaro un passato segnato da tragiche esperienze a ragazzi che oggi hanno l'opportunità di poter inseguire, così come i coetanei, i loro sogni.